Il week end al cinema offre uno spunto interessante, sul piano divistico: la sfida a distanza tra Ben Affleck e la sua ex Jennifer Lopez. Lui arriva nelle nostre sale con un bel noir ambientato negli anni Cinquanta, Hollywoodland, in cui interpreta il personaggio - vero - di George Reeves, il primo Superman televisivo. Ruolo sfaccettato, intenso, che gli ha fatto guadagnare la Coppa Volpi come miglior attore, all'ultima Mostra di Venezia. Lei invece sbarca nei cinema - il film è Bordertown - nei panni di una giornalista coraggio che indaga sul serial killer di donne di Ciudad Juarez, in Messico.
Interpretazioni importanti, ovviamente diversissime, con cui le due star tentano di recuperare una credibilità cinematografica che per entrambi, e per motivi diversi, si era un po' appannata.
Il tutto in un fine settimana particolarmente affollato: escono infatti anche il kolossal fumettoso 300, centrato sulla battaglia delle Termopili; l'italiano Il Lupo, in cui Massimo Bonetti interpreta il killer Luciano Liboni; il Leone d'oro di Venezia 2006, Still life del cinese Jia Zhang-Ke, documentario su come la costruzione di una grande diga abbia cambiato un territorio di quell'immenso Stato; il gigionico Eddie Murphy di Norbit, in cui l'attore interpreta ben tre ruoli; il genocidio armeno raccontato dai fratelli Taviani nella Masseria delle allodole; per i bambini, Il topolino Marty e la fabbrica di perle; la Diane Keaton madre ansiosa di sistemare la figlia nella commedia Perché te lo dice mamma; il drammatico L'amore giovane, in cui Ethan Hawke, attore e regista, esplora le inquietudini sentimentali.
Ma tra i film in uscita di cui finora non si è parlato troppo, e che certamente meritano una segnalazione, vale la pena soffermarsi proprio su Hollywoodland, diretto dall'esordiente Allen Coulter, e distribuito dalla Buena Vista. Per almeno tre motivi: il rilancio di Ben Affleck come attore di un certo spessore; lo stile e le atmosfere noir, o meglio hard boiled; e il suo far parte di una categoria di pellicole in cui Hollywood riflette su se stessa. Sul suo passato, sulla sua gloria, ma anche sui suoi misteri.
E un mistero tuttora insoluto è anche l'episodio cu sui la pellicola è centrata: la morte di George Reeves, attore che il pubblico conosceva benissimo nei panni televisivi dell'Uomo d'acciaio, che perde la vita la notte del 16 giugno 1959, mentre nella sua villetta si svolgeva un party organizzato dalla sua giovane fidanzata, Leonore Lemmon (Robin Tunney). L'unica cosa certa è che a stroncarlo è stato un colpo d'arma da fuoco: ma se sia stato suicidio, incidente, omicidio, non è affatto chiaro. Così l'anziana madre decide di assoldare, per 50 dollari al giorno, lo scalcagnato detective privato Louis Simo (Adrien Brody, già premio Oscar per Il pianista): un tipico antieroe hard boiled, che sembra preso di peso da un romanzo alla Raymond Chandler o alla Dashiel Hammett.
L'uomo comincia a indagare, scoprendo che a provocare, indirettamente, la morte di Reeves potrebbe essere stata la sua lunga relazione con Toni Mannix (Diane Lane), più anziana di lui, e moglie di un altissimo dirigente della Mgm, Eddie Mannix (Bob Hoskins). La donna più importante della sua vita, che per tanto tempo l'aveva anche mantenuto. L'indagine, però, non risolve del tutto i misteri che avvolgono la vittima. Il mistero della sua morte, in primo luogo. E poi il mistero (umano, psicologico) di un attore dalla doppia faccia: idolo tv dei ragazzini, eppure eternamente infelice per non aver sfondato sul grande schermo.
Un ruolo per cui Affleck si è aggiudicato - un po' a sorpresa, in verità - la Coppa Volpi a Venezia. E che il divo ha dichiarato di sentire molto vicino: "George - ha detto - fu uno dei primi attori a provare la profonda frustrazione dello stereotipo (quello di Superman, appunto). A mio giudizio Hollywoodland racconta di come una cultura veneri le proprie icone per poi distruggerle". Un rischio che corrono tutte le star: forse è per questo, che Affleck ne ha parlato con tanta partecipazione...
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